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Pensa positivo - i rituali

IL FATTORE MENTALE NEL TENNIS

– Pensa positivo: i rituali.


Dopo una esperienza negativa, la nostra mente, almeno nei minuti successivi, tende a criticare quanto è avvenuto ed a costruire fantomatici effetti negativi che da esso ne deriva. Si innesca così un procedimento di negatività, tendente a farci auto convincere che nulla potrà modificare tali effetti negativi. Da lì, un manto di negatività che ci avvolgerà per più o meno tempo e che per assurdo, lascerà che la nostra mente ci obblighi a commettere altri errori. Tanti sono i detti antichi che si tramandano in tal senso: Se cadi, rialzati e continua a correre; oppure, E’ inutile piangere sul latte versato; e così via..

Per riportare nel moderno quanto detto, mai fu così emblematico come lo slogan del più grande motivatore di tutti i tempi Steve Jobs, l’ideatore di Apple: “THINK RIGHT” (pensa positivo).

 Da allora, “Think Right” ha rimarcato una scuola di pensiero (che va oltre il tennis e che nasce già con l’induismo) che sostiene il vantaggio di allineare la mente a uno stato di positività, superando gli schemi di pensiero negativi sussistenti (soprattutto dopo un’esperienza negativa) e creandone di nuovi, più ottimisti e sani, al fine di affrontare con fiducia la situazione successiva e raggiungere il benessere psicofisico. Viene elaborato, quindi, come tecnica di modifica e di miglioramento della qualità delle nostre azioni e reazioni, attraverso l’osservazione e la gestione cosciente dei propri pensieri. Uno dei principi cardine di questa scuola di pensiero è l’affermazione che i pensieri sono materia viva e creativa  sulla quale l’individuo ha ampia possibilità d’intervento. La tecnica principale è costituita dalle “Affermazioni”, ovvero frasi che contengono in sé caratteristiche mentali, fisiche e spirituali che il giocatore desidera possedere oppure gli eventi che desidera che accadano. Le affermazioni possono essere pronunciate ad alta voce, pensate o anche cantate, portando così, attraverso questa costante ripetizione, a una riprogrammazione della mente subconscia. Altre tecniche utilizzate per rafforzare l’efficacia delle affermazioni sono: la gestualità o “Rituale”, la “meditazione” e la “visualizzazione creativa”.

 I Rituali

Sono, per l’appunto, gesti standard che si ripetono in determinati momenti dell’incontro. Essi possono essere: Rituali di Attivazione o Rituali di Reset. Mentre dei primi ci occuperemo quando tratteremo l’argomento dell’Attivazione, cercherò di far comprendere ora a cosa servono i rituali di Reset ed in che cosa consistono.

Sembrano stranezze, tic o superstizioni; e invece…

Ripete il movimento del servizio e dei fondamentali senza palla; saltella a vuoto prima di ricevere; sembrano strane abitudini di Marion Bartoli. In realtà si tratta di Rituali di Reset, suggeritele  dal Dott. Bartoli, suo padre e coach.

Le “smutandate” ed i gesti forsennati e ripetuti. E’ Rafael Nadal! Non superstizioni, non tic (o almeno non tutti). Sono Rituali suggeriti e “allenati” dal suo coach “zio Tony”.

Prima di ogni punto cammina verso i teloni di fondo, dando di schiena all’avversaria; quando è lei a servire, ogni volta si sposta un ciuffo di capelli dal viso, fa un paio di saltelli, fissa l’avversaria e fa rimbalzare la pallina una e una sola volta. Questi i riti magici (Rituali) di Maria Sharapova.

Queste gestualità, chiamate appunto Rituali, sono necessari agli atleti di alto livello proprio per tornare con i pensieri nel “Qui e ora” lasciando spazio ai pensieri positivi già determinati ed allenati, proprio per tornare con la mente, ogni volta, allo stesso stato di piena coscienza (da ciò la denominazione di Rituali di Reset).

 Come si creano e si allenano i Rituali di Reset?

Come per la tecnica e la parte atletica, anche la mente deve essere istruita e successivamente allenata, per far si che avvengano automatismi anche in situazioni di stress; anzi, proprio nelle situazioni di stress sono più utili iRituali. Per far meglio comprendere come avvengono questi meccanismi di “automazione”, preferisco portare un esempio di un gesto tecnico:

per eseguire bene il movimento del dritto, ad esempio, e svolgerlo bene anche nel corso della rapidità di uno scambio, il movimento (in realtà molto complesso) del dritto deve essere eseguito dall’atleta in modo automatico; durante l’esecuzione del dritto in partita, l’atleta non può riflettere sui singoli gesti da compiere: movimento delle gambe, torsione del busto, apertura, impatto con la palla con spinta delle gambe e finale del braccio racchetta (in realtà le variabili sono ancora tante). L’atleta deve eseguire il colpo in modo “automatico” poiché la sua attenzione deve essere rivolta al gioco ed alla sua strategia. Per far si che la combinazione complessa dei movimenti venga eseguita in modo automatico, l’azione complessa da compiere deve essere prima determinata e chiara per poi essere ripetuta un numero n di volte, fino a fissarla nella cosiddetta “Memoria Profonda”; essa è una parte del nostro cervello dove vengono memorizzate le nostre “abitudini” dopo, appunto, che alcune azioni vengono ripetute moltissime volte (es. guidare l’auto usando in maniera coordinata acceleratore, freno, frizione e cambio).

 Così funziona il Rituale!

Nella pratica, il giocatore ricercherà e determinerà un pensiero o un ricordo che richiama la sensazione positiva e di benessere psicofisico, poi associa il pensiero ad un gesto fisico particolare e unico e ripete l’esercizio un numero altissimo di volte. Così facendo, ogni volta che si esegue il gesto (lo smutandarsi ad esempio per Nadal), la mente associa automaticamente al gesto il pensiero positivo predeterminato. Viene chiamato Rituale di “Reset” poiché, per l’appunto, il nuovo pensiero distrae da ciò che è appena successo e Resetta la mente dell’atleta, il quale è pronto per un nuovo, identico, momento di coscienza del “Qui e ora!”.